giovedì 22 gennaio 2009

TRATTATO DI KYOTO: L’UE e i risultati del 2008

Si è concluso il 2008, primo anno in cui i paesi ratificanti il protocollo di Kyoto sono tenuti a rispettare gli accordi. L’Unione Europea, faro guida in termini di impegno nella lotta contro il riscaldamento globale, guarda in parte con ansia e in parte con soddisfazione ai risultati raggiunti e si prepara a definire i prossimi importanti obiettivi per il 2020.
La tabella seguente (dati aggiornati al 2006 forniti dall’European Environment Agengy – EEA; i dati relativi al 2008 saranno verosimilmente disponibili nel 2010) riporta per l’Unione Europea e per i suoi più inquinanti membri:

a) gli obiettivi secondo il trattato di Kyoto,
b) i recenti risultati ottenuti nell’anno solare 2006 rispetto ai valori di riferimento del 1990,
c) le proiezioni al 2010 delle emissioni attraverso l’uso delle sole misure esistenti,
d) le proiezioni al 2010 del ricorso a meccanismi flessibili,
e) le proiezioni al 2010 delle emissioni inquinanti considerando misure aggiuntive, tecniche per l’abbattimento della CO2 (rimboschimento) e meccanismi flessibili di Kyoto,
f) il mantenuto o mancato rispetto degli accordi ratificati con il protocollo,
g) le proiezioni indicative di emissioni di gas serra per il 2020.

Dati EEA

Quota emissioni
rispetto a EU27 [%]

a)
[%]

b)
[%]

c)
[%]

d)
[%]

e)
[%]

f)

g)
[%]

EU27

100

N.A.

-7.7

-6.9

0

-10

N.A.

-12

EU15

80.7

-8

-2.7

-3.6

-3

-11.3

Ok

-9

Germania

19.5

-21

-18.5

-22.5

0

-26.2

Ok

-40

UK

12.7

-12.5

-16

-19.4

0

-20

Ok

-20

Italia

11

-6.5

+9.9

+7.5

-4

-4.6

Ko

0

Francia

10.5

0

-4

+0.8

0

-4.2

Ok

-14

Spagna

8.5

+15

+49.5

+52

-19.9

+20.5

Ko

+46

I dati mostrano quanto variegata sia la situazione in Europa: secondo le proiezioni Germania e Regno Unito saranno in grado già dal 2008 di rispettare gli impegni presi con il trattato. In Francia gli accordi verranno probabilmente rispettati anche senza ricorrere a meccanismi flessibili, mentre in Italia gli obiettivi non saranno rispettati neppure facendo ricorso a tali espedienti. Il bel paese, secondo le proiezioni dell’EEA, non sarà in grado neppure entro il 2020 di rispettare gli obiettivi fissati per il 2008-2012, anche ricorrendo a misure aggiuntive per la riduzione delle emissioni inquinanti. Preoccupante è il fatto che la maglia nera dell’intero gruppo dei 27 stati appartenenti all’EU sia assegnata alla Spagna, quinto stato in ordine di importanza in termini di emissioni.
I risultati dei singoli membri dell’Unione Europea in termini di riduzione di gas serra emessi nel 2006 rispetto al 1990 sono di piú difficile lettura se considerati rispetto ai vari settori di interesse, come indicato dalla seguente tabella.

2006 (dati EEA)

Energia

Trasporti

Processi industriali

Agricoltura

Rifiuti

EU27

-11%

+27%

-13%

-20%

-32%

EU15

-4%

+26%

-12%

-11%

-39%

Germania

-20%

-1%

-10%

-18%

-68%

UK

-13%

+15%

–50%

-18%

-58%

Italia

+8%

+28%

+1%

-10%

+4%

Francia

-4%

+17%

-28%

-12%

-15%

Spagna

+48%

+89%

+33%

+15%

+73%

In Germania la riduzione di emissioni è dovuta all’impegno in ambito energetico intrapreso già nel corso degli anni ’90 e, in parte, ai risultati ottenuti nell’agricoltura e nello smaltimento e trattamento dei rifiuti. Importanti risultati sono stati anche ottenuti nei trasporti a partire dalla fine degli anni ‘90. In particolare il settore dei trasporti in Germania indica un trend molto interessante, con emissioni che nel 2006 sono state sostanzialmente pari a quelle del 1990 (mentre l’EU15 soffre di un aumento del 26%).
Se, da un lato, l'impegno tedesco è da assumere quale esempio, dall'altro lato, occorre precisare che la strada da percorrere è ancora lunga, anche per i tedeschi stessi. L’elevata dipendenza da combustibili fossili del sistema energetico tedesco è indicativo di una ancora scarsissima efficienza energetica (Nella Germania del 2006 il mix di produzione energetica è stato: petrolio 35,7%, carbone 23,9%, gas naturale 22,8%, nucleare 12,6%, idroelettrica ed eolica 1,3%, e altre fonti 3,7%).
La tabella seguente offre un confronto in termini di emissioni per persona ed emissioni per prodotto interno lordo tra gli Stati analizzati in precedenza e ordinati ancora una volta secondo quota di emissioni relativa all’EU27:

2006 (EEA ed Eurostat)

Quota emissioni rispetto all’EU27

Gas serra emessi per persona
[Ton-CO2eq/persona]

Gas serra emessi per p.i.l.
[gr-CO2eq/euro]

EU27

100

10.4

442.5

EU15

80.7

10.7

381.7

Germania

19.5

12.2

432.7

UK

12.7

10.8

341

Italia

11

9.7

383.7

Francia

10.5

8.6

299.5

Spagna

8.5

9.9

441.8

Svizzera

-

7.1

172.1

La Svizzera, pur faticando a migliorarsi (gli obiettivi del trattato di Kyoto verranno raggiunti solo ricorrendo ai meccanismi flessibili), costituisce un ottimo esempio del possibile livello di emissioni pro capite e/o per prodotto interno lordo raggiungibile oggi da paesi tecnologicamente evoluti.
Italia e Spagna sono i paesi inquinanti più importanti dell’EU27 che non rispetteranno gli accordi del trattato di Kyoto. Mentre la Spagna paga il conto ambientale dovuto ad una relativamente importante crescita economica-industriale avviata nella seconda metà degli anni ’90, l’Italia, per via della sua negligenza, pagherà economicamente il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto: il contatore del debito italiano corre veloce e inesorabile su www.kyotoclub.org e a fine 2008 ha scoccato la bellezza di 1.5 miliardi di euro.
La responsabilità di tutto questo non può che essere attribuita alla miopia della classe politica-dirigente italiana.
Italia e Spagna sono anche gli unici paesi tra quelli presi in esame che non sfruttano l’energia nucleare quale tecnologia energetica. Tuttavia è importante osservare che Germania e Regno Unito hanno ottenuto importanti risultati rivedendo l’efficienza del proprio sistema energetico, senza sbilanciarlo in favore della tecnologia nucleare. Piuttosto sembra essere vincente la politica energetica adottata dai tedeschi e seguita recentemente dagli spagnoli, basata sull’incentivo delle fonti energetiche rinnovabili, quali il solare-fotovoltaico e l’eolico.
In vista dei recenti nuovi obiettivi approvati dall’Unione Europea per il 2020 è importante capire che occorre darsi subito da fare, consapevoli del fatto che noi italiani siamo già in pesante ritardo.

1 commento:

  1. Il tuo argomento è di stringente attualità.
    I dati consuntivi che alleghi confermano che ancora una volta siamo in coda alle classifiche europee: è un'amara considerazione.
    La politica italiana per anni ha trascurato qualsivoglia attenzione al problema.
    Oggi che la questione ha evidenti risvolti economici, vuoi per la conclamata dipendenza verso soggetti terzi "turbolenti" (Russia e Paesi Arabi), vuoi per le incombenti sanzioni pecuniarie, la nostra classe dirigente sembra svegliarsi da un lungo torpore.
    Mi permetto di segnalare che anche la nostra imprenditoria è stata del tutto silente in questi anni.
    Ricerca e sviluppo, innovazione, impatto ambientale, clima sono stati temi troppo spesso marginali nei business-plan dei nostri imprenditori.
    Servono interventi strutturali per investire in maniera massiccia su infrastrutture, trasporti, fonti energetiche alternative.
    Ciò consentirebbe di modernizzare il Paese, di creare nuova economia in tempi di recessione, e di rilanciare in chiave geo-politica il ruolo dell'Italia in Europa e nel mondo.

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